Dal libro della Sapienza 11,22-12,2

Tutto il mondo davanti a te, come polvere sulla bilancia, come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra. Hai compassione di tutti, perché tutto tu puoi, non guardi ai peccati degli uomini, in vista del pentimento. Poiché tu ami tutte le cose esistenti e nulla disprezzi di quanto hai creato; se avessi odiato qualcosa, non l'avresti neppure creata. Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non vuoi? O conservarsi se tu non l'avessi chiamata all'esistenza? Tu risparmi tutte le cose, perché tutte son tue, Signore, amante della vita, poiché il tuo spirito incorruttibile è in tutte le cose. Per questo tu castighi poco alla volta i colpevoli e li ammonisci ricordando loro i propri peccati, perché, rinnegata la malvagità, credano in te, Signore.

venerdì 15 gennaio 2010

2a domenica t. o. C - 17 genn 2010

Lasciamo sgorgare la vita
(Gv 2,1-12)
“Non hanno più vino”: hanno perso il senso della vita, la gioia di vivere. Il vino dà colore e calore, allegria e sentimento. Perché? Chi gliel’ha rubato? Nella Bibbia il vino è simbolo dello Spirito che inebria, perché toglieva il velo che nascondeva l’altra realtà, quella divina, persa da Adamo. “Non hanno più vino”, dice Maria, pur sapendo che la sua richiesta avrebbe portato Gesù lontano da lei. Era come buttarlo fuori casa. Sapeva, perché conosceva le Scritture, specie le profezie d’Isaia sul Servo sofferente, che innescava un processo di sofferenza e di morte crudele per questo figlio adorabile. Sapeva, eppure l’ha fatto. Inebriata dallo Spirito, ha scelto la realizzazione del figlio anziché la propria serenità. Non l’aveva cresciuto per se stessa. C’era stato quell’episodio di lui adolescente rimasto a Gerusalemme: “Perché ci hai fatto questo?”, gli aveva chiesto. E lui, nella gioia della sua giovane presa di coscienza, aveva risposto che doveva occuparsi delle cose del Padre, non più di loro, suoi genitori, ma del senso della sua vita. Doveva pensare a diffondere il bene tra gli uomini. Per questo era venuto nel mondo. E oggi lei se ne ricordava e lo aiutava a imboccare quella strada verso il Padre, fonte del bene.
Maria toccava con mano la tristezza di chi si sente derubato, inferiore, di chi ha perso il vino della vita. E sapeva che Gesù possedeva quel vino dello Spirito che inebria i cuori d’amore e di vita e che lui doveva riversare in abbondanza perché gli uomini ne avessero in pienezza. Quale capacità di ascolto ha avuto Maria per potersi liberare dagli schemi del suo ambiente e anticipare così l’”ora” del Figlio! Sartre ha scritto: “Tutte le madri si fermano a volte di fronte a quel frammento ribelle della loro carne che è il proprio figlio, si sentono in esilio di fronte a questa vita nuova, fatta della loro vita e visitata da pensieri estranei ai loro. Ma nessun figlio è stato più crudelmente e rapidamente rapito alla madre, perché lui è Dio e oltrepassa in tutto ciò che lei può immaginare”.
“Non hanno più vino”. Gesù sembra risponderle male, ma lei non si offende: “Fate tutto ciò che vi dirà”, fidatevi, anche se sembra assurdo riempire d’acqua delle giare enormi. L’ascolto, il dialogo incoraggiano l’altro a divenire se stesso, anche se si rivela molto diverso da ciò che sembrava; la vita può allora sgorgare abbondante. Molti ne riceveranno beneficio.
E.Marie