Dal libro della Sapienza 11,22-12,2

Tutto il mondo davanti a te, come polvere sulla bilancia, come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra. Hai compassione di tutti, perché tutto tu puoi, non guardi ai peccati degli uomini, in vista del pentimento. Poiché tu ami tutte le cose esistenti e nulla disprezzi di quanto hai creato; se avessi odiato qualcosa, non l'avresti neppure creata. Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non vuoi? O conservarsi se tu non l'avessi chiamata all'esistenza? Tu risparmi tutte le cose, perché tutte son tue, Signore, amante della vita, poiché il tuo spirito incorruttibile è in tutte le cose. Per questo tu castighi poco alla volta i colpevoli e li ammonisci ricordando loro i propri peccati, perché, rinnegata la malvagità, credano in te, Signore.

sabato 26 dicembre 2015

Natale 2015: auguri (e testi)

Auguri da amici ....

Natale siamo noi, ogni volta che cerchiamo di assomigliare al Natale!
Camminiamo, senza stancarci: i frutti arriveranno!
Il clima dell’ultimo incontro e della cena sono un chiaro segnale; oltre alla gioia di stare insieme.
Un abbraccio
            L … e V


C'era una volta un cerchio
    C'era una volta un cerchio, un cerchio speciale, un cerchio fatto di parole. Sole, marmellata, blu, telefono, erba, papà, matita, strada, aiuto, gioia...: le parole si tenevano strette per mano, con le spalle verso il centro del cerchio e giravano in tondo e guardavano fisse fuori dal cerchio.     Guardavano fuori perchè aspettavano di essere chiamate e si tenevano strette perchè non volevano perdere il posto. Quando una persona aveva bisogno di una parola la chiamava e questa rispondeva: eccomi qua!
    Cosa c'era al centro del cerchio? Le parole non lo sapevano perchè guardavano tutte fuori, fisse, e non si voltavano mai verso il centro per paura di distrarsi e di non rispondere prontamente quando venivano chiamate. Ormai non potevano nemmeno più girarsi perchè il collo si era bloccato, irrigidito...
    Ma al centro ci doveva essere qualcosa, forse un'altra parola: si sentiva muovere, frusciare, ma che parola era? Nessuno l'aveva mai chiamata... Tutte erano curiose di sapere chi ci fosse al centro e perchè era al centro e non nel cerchio, ma nessuna aveva il coraggio o la forza di voltare la faccia e guardare...
    Per questo le parole erano tristi;  nemmeno si guardavano l'un l'altra, tutte tese al desiderio di essere chiamate: perchè quando una parola era chiamata diventava più grande! Parole chiamate spesso erano grosse grosse,  e altre, chiamate poche volte, piccole piccole...
    Ed erano un po' tristi anche gli uomini: le parole a disposizione erano poche, perchè erano gelose e non volevano altre parole nuove...
    Un giorno, in un piccolo paese, nacque un bimbo, molto curioso, più curioso di tutti gli altri bimbi. Appena cominciò a parlare anche lui iniziò ad usare le parole, e in breve tempo le chiamò tutte, tutte  quelle che vedeva nel cerchio, anche quelle piccoline, che nessuno usava quasi mai.
    Ma quel bimbo non  era contento: quelle parole non gli bastavano più. Ce ne erano delle altre? Dove le poteva trovare? C'era qualcosa dentro di lui al quale non riusciva a dare un nome: tutte le parole che trovava nel cerchio non andavano bene. Dove trovare la parola giusta?
    Quello che lui provava dentro di sé assomigliava all'amicizia, ma non era solo amicizia; assomigliava alla musica, ma non era solo musica; assomigliava al colore rosso, ma non era un colore; assomigliava ad una energia, ma tutta speciale... era un insieme di tutte queste cose e anche di più. Allora per gioco mise in fila le iniziali di quelle parole: a, m, o, r, e. E le pronunciò insieme: amore!
    E appena uscì quel suono dalla sua bocca,  ecco che dal centro del cerchio si udì forte: Eccomi! Sono qua, sono Amore!
    Il bimbo scoppiò di gioia! Ecco la parola giusta! Le altre parole rimasero sorprese a sentire quella voce mai udita prima e cercavano di voltarsi per vedere...ma il loro collo era bloccato, reso rigido da secoli di immobilità. Ma dalla parola Amore cominciò ad uscire un calore dolce e le parole piano piano si scaldarono a quel tepore e i colli si intenerirono....Ci volle del tempo, ma le parole lentamente  cominciarono a voltarsi verso Amore. Qualcuna si azzardò anche ad allentare la presa delle mani e a lasciare libera la mano delle altre. Lentamente, con timore e curiosità, cominciarono a guardare Amore, che girava vorticosamente su di sé, come una trottola, generando luce, calore, suono... Le parole piano piano si lasciarono coinvolgere da questo vortice e cominciarono  anche loro a girare, a vibrare, a cambiare di posto, a lasciare il posto ad altre parole nuove: nacque così la musica, la danza, la poesia... Le parole danzavano libere, vibravano nel canto, si abbracciavano...
    Gli uomini furono pieni di gioia: le parole erano di più e più belle, più calde, più vere... Quel bimbo riuscì ad entrare nel cerchio e ad arrivare all'Amore, che si fermò e si presentarono: “Piacere, io mi chiamo Amore!”.  “E io mi chiamo Parola”, disse il bimbo.
    E Amore prese in braccio Parola e cominciarono a danzare insieme, con le parole attorno che facevano corona con gli uomini e battevano il tempo con le mani.
    E vissero felici e contenti!
       
d.m.m. 

testi liturgia penitenziale avvento

testi incontro domenica 20 dicembre 2015 (6 MB)