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lunedì 29 ottobre 2007


Era come la mia mano, il mio occhio, il bastone della mia vecchiaia. Era il cuscino su cui si riposava il mio spirito, era un dolce sollievo alle mie pene. Quando ero stremato dalla fatica mi accoglieva nel seno del suo amore, quando giocavo immerso nell'abbattimento e nella tristezza mi ridava vita con le sue parole. Se ero agitato mi riportava alla clma, se ero adirato mi quietava. Se mi capitava qualcosa di meno lieto lo riferivo a lui, e così riuscivo a sostenere più facilmente, unito a lui, quello che da solo non avrei potuto sopportare. Che altro dire ? Non è stato forse questo un pregustare la felicità celeste: poter così amare ed essere amato, aiutare ed essere aiutato, e nella dolcezza della carità fraterna riuscire a volare più in alto verso lo splendore ancor più sublime dell'amore di Dio, e lungo la scala dell'amore ora salire fino all'abbraccio affettuoso di Cristo stesso, ora discendere all'amore del prossimo per trovarvi una pausa di soave riposo ?


Elredo di Rievaulx, L'Amicizia Spirituale, n.127

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