Dal libro della Sapienza 11,22-12,2

Tutto il mondo davanti a te, come polvere sulla bilancia, come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra. Hai compassione di tutti, perché tutto tu puoi, non guardi ai peccati degli uomini, in vista del pentimento. Poiché tu ami tutte le cose esistenti e nulla disprezzi di quanto hai creato; se avessi odiato qualcosa, non l'avresti neppure creata. Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non vuoi? O conservarsi se tu non l'avessi chiamata all'esistenza? Tu risparmi tutte le cose, perché tutte son tue, Signore, amante della vita, poiché il tuo spirito incorruttibile è in tutte le cose. Per questo tu castighi poco alla volta i colpevoli e li ammonisci ricordando loro i propri peccati, perché, rinnegata la malvagità, credano in te, Signore.

giovedì 25 novembre 2010

Incontro ottobre 2010

Nel primo incontro di quest'anno abbiamo provato a pensare e dire cosa ci fa venire in mente la FECONDITA'.
Tra le altre: accoglienza e apertura verso gli altri, rendermi utile, il mezzo attraverso il quale la preghiera e lo stare in solitudine con il Signore diventa consolazione, l'antidoto alla solitudine, paternità, finalità della vita, evangelizzazione, dare senso per cambiare qualcosa, dare un senso alla vita di un altro attraverso un rapporto d'amore ...
Alla prossima!

lunedì 7 giugno 2010

Dedicato a chi dimentica e a chi non può dimenticare...



Giornata a Monte Sole
6 giugno 2010

Preghiera “Le querce di Montesole”


Si piegano le Querce
come salici
sul cuore delle rocce
a Monte Sole.
Hanno memoria le Querce, hanno memoria.
Memoria di sanguigne uve
pigiate in torchi amari
memoria di stermini e di paure
memoria della scure
nel ventre delle madri.
Hanno memoria le Querce, hanno memoria.
Memoria di recinti profanati
memoria dell’agnello e del pastore
crocefissi
tra reliquie di santi
sull’altare.
Hanno memoria le Querce, hanno memoria.
Memoria dell’inverno desolato
memoria della bianca
ostia di neve
e del Kyrie degli angeli
sul corpo del profeta
decollato.
Ardono le Querce
come ceri
sul candelabro della notte
a Monte Sole.
Cristo figlio del Dio vivo pietà di noi.
Vergine del giglio e dell’ulivo, intercedi per noi.
Beati martiri di Monte Sole, pregate per noi.

Monsignor Luciano Gherardi

giovedì 27 maggio 2010

Dal Salmo 83 (riceviamo e pubblichiamo)

Sto in silenzio, non apro bocca
perchè sei Tu che agisci.
Allontana da me i tuoi colpi
sono distrutto sotto il peso della tua mano.
......
.....
........
Ascolta la mia preghiera, Signore,
porgi l'orecchio al mio grido,
non essere sordo alle mie lacrime.

mercoledì 26 maggio 2010

Lettera

Carissime/i Amiche e Amici,

questa notizia è così dolorosa che vince la mia normale riluttanza a partecipare ai dibattiti online.

Sono attraversata da mille ipotesi, ma non voglio disperdermi in esse; due pensieri ritornano costanti fra i tanti e su questi voglio restare concentrata:sono Affetto e Preghiera.

Ho bisogno di dire a don Domenico che gli voglio bene, di dirlo adesso,davanti a tutti, senza bisogno di garanzie; con la speranza che lui possa essere in qualche modo raggiunto dall’affetto mio e di tantissimi altri.

So che ora è importantissimo pregare: per Domenico, per la sua salute, perché il Signore lo accompagni in questa terribile vicenda, e anche questa diventi –come ci ha insegnato lui- una “ferita che guarisce”. Pregare per chi avesse subito da lui una violenza di qualsiasi genere. Per chi accusa e per chi difende. Per chi deve giudicare. Pregare per noi tutti, per tutte le nostre ferite, per tutte le nostre colpe, perché sappiamo cogliere in questa sofferenza una chiamata alla conversione , poiché in nessuno esistono solo ferite o solo colpe.

Signore, io ti ringrazio per tutti gli amici che mi hai fatto incontrare in questi anni; hai usato don Domenico per tessere la rete che ha pescato questo pezzo di Chiesa. Mi affido a te. Sostienici tutti: il ragazzino di cui parlano i giornali e tutti coloro che gli vogliono bene, don Domenico e tutti noi che gli vogliamo bene.

Io credo nella comunione dei santi –è un ritornello che torna ad affacciarsi al mio pensiero- oggi vuol dire che partecipo di tutta la violenza agita e subita in questa vicenda, di tutta chiedo perdono e su tutta invoco la Tua Giustizia e la tua Misericordia. Illumina ti prego anche il nostro discernimento e la giustizia umana. Amen.

Speranza

Signore, ti prego infondi in noi speranza.
Speranza per chi ha subito violenza, affinché possa affrontare con sostegno e coraggio questo momento, scorgendo nel suo futuro la possibilità di essere toccato e amato diversamente.
Speranza per chi ha usato violenza perché é difficile guardare in faccia la piccolezza della propria realtà umana e la sua immensa fragilità.
Speranza per chi aveva trovato la strada del "possibile" e ora si sente smarrito lungo il cammino.
Signore, dona a tutti noi e ai pastori della nostra Chiesa, la saggezza e la delicatezza di non dimenticare, né di strumentalizzare.
Dona pensieri e parole di giustizia e di pace.
Proteggi i timidi germogli di speranza di un nuovo rapporto tra Fede, Chiesa e Omosessualità.

lunedì 17 maggio 2010

Essere Gruppo per noi e...per voi!

Cosa si è fatto domenica all'incontro di In Cammino? Il pomeriggio è stato all'insegna della riflessione e del bilancio: Siamo gruppo? In che modo lo siamo? Abbiamo ancora bisogno di un percorso di questo tipo? Perché siamo qui?
Domandine non da poco! Sono arrivate alcune risposte e, come commentato da MA. in un post successivo, anch'io abbozzo la mia riflessione.
Sarebbe molto più semplice essere gruppo solo per noi. Per quei pochi "eletti" e fortunati che hanno avuto il dono di trovare e consocere un mondo possibile.
Forse, quello che ci viene chiesto, come cristiani e omosessuali credenti è di vivere il gruppo anche con spirito di servizio per persone in cerca di "riparo" dalle loro tempeste o in fermento per qualcosa di nuovo che stanno esplorando.
Il Gruppo anche come "servizio" è lo stimolo che mi porto e ci portiamo a casa, rinnovando l'impegno e se possibile, approfondendolo.

mercoledì 12 maggio 2010

Ascensione del Signore – anno C - 16 mag. 2010

Voi siete testimoni
Lc 24, 46-53
“Così sta scritto: il Cristo doveva patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati … di questo voi siete testimoni”. Testimoni della risurrezione dunque? Certo, ma non solo, anche e soprattutto del perdono dei peccati! Gesù poi promette di mandare sugli apostoli il suo Spirito, di cui sappiamo (cf. Gv 20,22-23) che è il dono perfetto del Padre, il “Per-dono”, colui che dà il potere di rimettere i peccati.
Solo dopo questa promessa Cristo “si stacca” dai suoi, benedicendoli, come per confermare la nuova creazione che sta compiendo. Dio infatti, fin dalla prima pagina della Genesi (Gn 1,28) aveva benedetto l’uomo e la donna, rendendoli così fecondi, capaci cioè di collaborare all’opera della creazione. Il Risorto ricrea l’uomo facendolo nascere alla vita divina capace di trasformare il male in Bene con il perdono, e lo benedice per dargli la sua stessa capacità di perdonare e per renderlo collaboratore anche di questa ri-creazione.
Perché allora continuiamo così facilmente a vergognarci dei nostri peccati, a giudicare quelli degli altri e a temere il giudizio di Dio? Il Figlio è venuto, è morto ed è risorto proprio per dimostrarci che lo Spirito che anima Dio – se si può usare questa metafora – è perdono. Il buon ladrone ci ha creduto, ed è l’unico uomo ad essere canonizzato da vivo: “Stasera sarai con me in paradiso”. Se siamo testimoni di Cristo, lo siamo attraverso la nostra capacità di perdonare fino a poter dire a chi ci offende: sei con me nel paradiso del mio cuore profondo, ove il Padre mi accoglie con te senza giudicare né te né me. Lasciandoci eredi e testimoni del suo perdono, Cristo ha cambiato il senso della storia: l’uomo può uscire dal meccanismo della vendetta e della paura perché la morte, conseguenza del peccato, è vinta. Egli se ne va e i discepoli restano “pieni di gioia”.
Il suo ritorno al Padre è un messaggio che invita i suoi a non rimanere con lo sguardo fissato al cielo, o a lui, con nostalgia, dimenticando che tutta la vicenda è stata un invito continuo a fare il bene concreto, possibile in questa vita, a guardare “oltre”, a compiere le sue opere “e anche di più grandi” (cf. Gv 14,12).
Il vero Maestro è quello che sa scomparire lasciando che gli altri, con ciò che hanno imparato da lui, percorrano la loro strada. Prologo dunque, non epilogo.
E.Marie

mercoledì 21 aprile 2010

IV domenica di Pasqua C - 25/04/2010

Gv 10,27-30
Com’è difficile fidarsi!
“Le mie pecore non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano”. Perché allora tanto timore? Attraversando la strada in una grande città, avevo paura, mi sentivo piccola ancora, avevo forse dodici anni. Tenevo per mano una bambina di quattro anni. In mezzo all’intenso traffico molto rapido, sentii la mano della piccola stringere più forte la mia. “Hai paura?” chiesi. Con un riso nella voce mi rispose: “No, perché tu sei grande!”.
Potessimo stringere così la mano del Risorto e sapere che è forte, che nella sua mano non temiamo niente! Allora ascolteremmo la sua voce, ci fideremmo e chiuderemmo gli orecchi alle sirene che sussurrano altri messaggi. Il bambino si fida perché ancora non è stato deluso. L’adolescente, l’adulto non si fidano, sia perché sono stati troppo ingannati, sia perché credono di sapere meglio degli altri. Ricominciano la storia di Adamo che ha voluto conoscere il bene e il male secondo i suoi criteri, così ciò che pensava essere un bene è risultato un male. Questo è il peccato. Per uscirne non bisogna più pretendere di saper discernere tra bene e male, ma vivere tutto nelle mani di colui che è il Bene, che permette solo ciò che contiene già in sé un bene maggiore (cf. Rm 8,28). La Vita non delude. Cristo si è fidato di Dio contro ogni apparenza, riuscendo a dire nelle angosce della morte: “Padre, nelle tue mani consegno il mio Spirito”, ed è risorto.
Siamo come dei bambini impauriti dal traffico micidiale della vita, che non sanno stringere la mano di colui che ha vinto il male. La morte infame di Gesù sulla Croce, che sembra un male irreparabile, è risultata il bene più grande per lui e per l’umanità, perché la sua fede nella vittoria dell’amore era talmente forte da sconfiggere tutte le dinamiche negative di cui era il bersaglio. E’ risorto. Nessuno ha potuto rapirlo dalla mano del Padre. Ora è una cosa sola con il Padre, come anche noi siamo chiamati ad esserlo. Smettiamola di vivere senza “ascoltare la sua voce” che ci rivelerebbe, dietro le situazioni più negative, il bene offerto; allora il male sarà sconfitto un passo dopo l’altro nella nostra vita. Il Padre non toglierà la sofferenza, come non ne ha dispensato suo Figlio, ma la trasformerà in dolori del parto per una vita rigenerata, nuova, risorta. Fidiamoci, proviamo a credere che egli ha vinto la morte e che nessuno può rapirci dalla sua mano.
E.Marie

giovedì 8 aprile 2010

Sessualità, un motivo (fra tanti) per ripensare al nostro "essere Chiesa".

È vero in questi giorni c’è un’attenzione un po’ troppo maliziosa sulla questione pedofilia e sui presunti silenzi e omissioni nel passato del Pontefice. Le gerarchie ecclesiastiche in questo momento si stringono intorno al Papa, denunciando un accanimento strumentale e finalizzato a demolire la Chiesa come istituzione, facendo spesso paragoni impropri e forse eccessivi.
Bisogna dire però che ci sono ragioni da dare e riflessioni più approfondite da avviare.
Cominciamo col dire francamente una cosa.
Che ci sia un’ “attenzione particolare” verso le mosse di Benedetto XVI è indubbio così come, a volte, si è fatto finta, pretestuosamente, di non ascoltare alcune sue prese di posizione nette, chiare e di forte autocritica in merito alle difficoltà del sacerdozio, all’integrità morale dei pastori di Dio e alla “sporcizia” presenta nella Chiesa. Forse l’ha fatto più di altri pontefici e anche prima che gli scandali esplodessero con clamore. Quindi, dire che il Papa abbia fatto “spallucce” in merito a questo problema è improprio e volutamente ingeneroso.
Detto questo, è bene che via sia un approccio attento e critico, senza scadere nei soliti luoghi comuni accusatori.
Ad esempio, c’è da dire che se Benedetto XVI è un po’ il bersaglio mediatico del momento è giusto evidenziare che dopottutto, è normale. Benedetto XVI oltre che essere un capo religioso è anche un capo di Stato, quindi un uomo politico. In Italia, più che in altri paesi, la sua influenza politica è molto presente.E già questa è un’anomalia tollerata, ma rimane tale. Una maggiore incisività politica è stata la linea di questo pontificato adottata sin da subito. È chiaro che un’esposizione così forte, così ideologicamente marcata e schierata richiede, come a tutti i personaggi pubblici, di fare i conti con la giustizia, le malelingue e le critiche delle proprie comunità. Soprattutto se, come il Papa, ci si batte per un maggior ruolo sociale della Chiesa, dei valori cristiani, di politiche indirizzate e inspirate ai propri valori. È sano che si pretenda l’esempio, un modello autentico cristiano, una testimonianza forte e coerente dal Pontefice, in qualità di uomo chiamato da Dio a guidare la Chiesa. È altrettanto auspicabile che una comunità di fedeli sia informata di ciò che succede nella propria comunità, che sia vigile e attenta .Può essere da stimolo per la Chiesa uscire da un atteggiamento di giustificazione automatico, poco partecipe e poco incline alla critica. Il rifugio nel vittimismo non serve e non dà occasioni di crescita e di cambiamento.
Se poi vi è dell’effettivo livore nelle critiche, bisogna capire il perché. Sicuramente è una forma di violenza che nasce, bisogna dirlo,da un’altra violenza. Gli anni appena passati hanno segnato, frasi e prese di posizione della Chiesa e del suo Capo spirituale spesso ambigue, poco amorevoli e davvero poco comprensibili con “invasioni di campo” pesanti e pressanti come ad esempio sull’omosessualità e sulle coppie di fatto. Vogliamo ricordare il no contro la depenalizzazione dell’omosessualità portato avanti dal Vaticano?Anche solo a livello locale, qua a Bologna, i toni e le parole spesso utilizzati su questi temi da parte delle gerarchie locali sono stati, per essere molto moderati, decisamente fuori luogo. Senza considerare che questi temi che riguardano la morale cattolica e che vengono presentati spesso in modo ossessivo e con poca ragionevolezza toccano, al di là delle frange estreme e esibizioniste, persone semplici, alle prese con i piccoli grandi problemi di tutti i giorni. Persone che non sono né mostri, né recordmen del peccato.
Piuttosto,proprio loro, non avrebbero dubbi nel denunciare e condannare senza sé e senza ma la pedofilia.
Invece, spesso, la Chiesa ha coperto tutto con un silenzio colpevole o con spostamenti riparatori incomprensibili quanto inutili.
Se chi ha insabbiato, nascosto o rallentato la giustizia oggi è ancora seduto nella sua poltrona a fare anatemi morali, è colpevole quanto chi ha abusato.E bisogna dirlo, urlarlo! Bisogna chiedere giustizia! Anche come fedeli che tengono alla Chiesa! Non per essere giustizialisti, ma per essere giusti, nei confronti di chi ha sofferto.

Sugli scandali legati alla pedofilia, si apre inoltre un altro vaso di pandora: quello della sessualità. Recentemente, il Papa ha asserito che i sacerdoti devono essere come angeli. L’ha detto in modo benevolo e con chiaro riferimento alla questione degli abusi sessuali a danno di minori. Ma il punto è proprio questo, i sacerdoti non sono e non possono essere degli angeli. Semmai dei santi. È ora invece di chiedersi come affrontare la sessualità di chi si impegna al servizio di Dio e per gli altri. Perché così tanta devianza nei sacerdoti? Cosa genera un clima di censura, di bigottismo e di tensione sul tema della sessualità? Cosa genera la rigidità di un voto, se la persona non è serena con sé stessa? Cosa genera il non parlare, la formazione sulle tematiche affettive e sessuali poco aperta alla problematizzazione e alla complessità? E cosa significa castità, solo continenza?
E infine, ce la farà la Chiesa a utilizzare questo momento difficile per “ripensarsi”? Rifuggirà dalle lusinghe del vittimismo e dell’autoreferenzialità?
Ci sarebbero altre mille domande. Chissà se ci saranno risposte “nuove”!

giovedì 1 aprile 2010

PASQUA 2010

Alba di Risurrezione: fonte di ogni amore, di ogni libertà. Alleluia!
Coraggio!
Coraggio, fratelli che siete avviliti, stanchi, sottomessi ai potenti che abusano di voi. Coraggio, disoccupati. Coraggio, giovani senza prospettive, amici che la vita ha costretto ad accorciare sogni a lungo cullati. Coraggio, gente solitaria, turba dolente e senza volto. Coraggio, fratelli che il peccato ha intristito, che la debolezza ha infangato, che la povertà morale ha avvilito.
Il Signore è Risorto proprio per dirvi che, di fronte a chi decide di “amare”, non c’è morte che tenga, non c’è tomba che chiuda, non c’è macigno sepolcrale che non rotoli via.
Auguri. La luce e la speranza allarghino le feritoie della vostra prigione.
Don Tonino B.