Dal libro della Sapienza 11,22-12,2

Tutto il mondo davanti a te, come polvere sulla bilancia, come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra. Hai compassione di tutti, perché tutto tu puoi, non guardi ai peccati degli uomini, in vista del pentimento. Poiché tu ami tutte le cose esistenti e nulla disprezzi di quanto hai creato; se avessi odiato qualcosa, non l'avresti neppure creata. Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non vuoi? O conservarsi se tu non l'avessi chiamata all'esistenza? Tu risparmi tutte le cose, perché tutte son tue, Signore, amante della vita, poiché il tuo spirito incorruttibile è in tutte le cose. Per questo tu castighi poco alla volta i colpevoli e li ammonisci ricordando loro i propri peccati, perché, rinnegata la malvagità, credano in te, Signore.

venerdì 13 giugno 2008

Domenica 15 giugno 2008

XI Domenica del tempo ordinario A
Salmo responsoriale (Sal 99)
Noi siamo suo popolo, gregge che egli guida.
Acclamate al Signore, voi tutti della terra,
servite il Signore nella gioia,
presentatevi a lui con esultanza.

Riconoscete che il Signore è Dio;
egli ci ha fatti e noi siamo suoi,
suo popolo e gregge del suo pascolo.

Lodate il Signore, poiché è buono,
eterna è la sua misericordia,
la sua fedeltà per ogni generazione.

Vangelo: Mt 9,36-10,8

In quel tempo, Gesù, vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore. Allora disse ai suoi discepoli: "La messe è molta, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!".
Chiamati a sé i dodici discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d'infermità.
I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea, suo fratello; Giacomo di Zebedeo e Giovanni suo fratello, Filippo e Bartolomeo, Tommaso e Matteo il pubblicano, Giacomo di Alfeo e Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda l'Iscariota, che poi lo tradì.
Questi dodici Gesù li inviò dopo averli così istruiti: "Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d'Israele. E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demoni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date".

Rivelatori d’amore

Dopo duemila anni di evangelizzazione, la gente vive la religione come uno spazio vitale e liberante o ancora non sa che cosa credere, si sente come abbandonata in un deserto senza strada né meta? Spinto dalla compassione per le folle defraudate da riferimenti sicuri e oberate da obblighi legalisti staccati dalla quotidianità, Gesù aveva istituito i Dodici come testimoni di un amore estremamente concreto. Li aveva inviati per guarire ogni forma di malessere, fisico o mentale, spirituale o morale, come indica l’elenco che accenna ai malati, ai lebbrosi, ai morti, agli indemoniati.
Prima di proclamare verità di fede, dovevano svolgere un servizio di compassione e di salvezza, annunciare la venuta immediata di un Regno dove tutti, figli di un unico Padre, sarebbero stati fratelli. Dovevano sconfiggere la negatività con una totale gratuità.
Erano gli araldi di un’era in cui il bene sarebbe stato offerto a tutti, senza rivalità né egoismo, come un patrimonio accresciuto dalla condivisione. Utopia folle di un uomo in preda a un delirio di onnipotenza?
Il segreto di Gesù di Nazaret, invece, è la sua umiltà: “Non entrate dai Samaritani, ma andate solo dalle pecore perdute della casa d’Israele”. Campanilismo rigido di uno xenofobo? Piuttosto saggezza di chi si fida del Padre, di chi sa che il bene si diffonde da sé. La sua è pazienza modesta che non pretende di affrettare i tempi, ma lascia che le menti si aprano all’universalità, prima di invitarle ad entrare in una dinamica di condivisione planetaria. I Dodici sono incaricati di rivelare la presenza di Dio nel cuore della quotidianità, senza cadere in un proselitismo irruente. Gesù non è un manager né un pubblicitario. Sceglie dodici uomini, alla stregua dei dodici capostipiti d’Israele, e sono persone semplici, poco colte, che dimostrano con la loro stessa vita che Dio può trasformare il destino più scialbo in una rivelazione della sua presenza d’amore. Debbono guarire, purificare, risuscitare, sconfiggere il male e ne sono resi capaci dalla fiducia che riporranno nel Padre e dalla gratuità che contrassegnerà la trasmissione del bene affidato alle loro mani.
“Pregate il padrone della messe, che mandi operai”: se gli apostoli non si mettessero costantemente a contatto con il Padre, come potrebbero rivelare la sua tenerezza?
E.Marie