Dal libro della Sapienza 11,22-12,2

Tutto il mondo davanti a te, come polvere sulla bilancia, come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra. Hai compassione di tutti, perché tutto tu puoi, non guardi ai peccati degli uomini, in vista del pentimento. Poiché tu ami tutte le cose esistenti e nulla disprezzi di quanto hai creato; se avessi odiato qualcosa, non l'avresti neppure creata. Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non vuoi? O conservarsi se tu non l'avessi chiamata all'esistenza? Tu risparmi tutte le cose, perché tutte son tue, Signore, amante della vita, poiché il tuo spirito incorruttibile è in tutte le cose. Per questo tu castighi poco alla volta i colpevoli e li ammonisci ricordando loro i propri peccati, perché, rinnegata la malvagità, credano in te, Signore.

giovedì 9 luglio 2009

Dopo le ferie, in cerca di senso

L'uomo è fatto a immagine di Dio, quindi per realizzarsi pienamente, ognuno deve diventare sempre più se stesso, con l'aiuto dello Spirito, ospite silenzioso di ogni vita.
Le ferie, tempo atteso e sperato come riposo, rinnovamento, liberazione dalle esigenze lavorative e dall'aria inquinata delle città. Si è partiti con la speranza di trascorrerle in accordo profondo con se stessi e di potersi esprimere realizzando i desideri più vari e legittimi. Le vacanze hanno lo scopo di farci riprendere le forze fisiche e psichiche, di ridare colore al grigiore quotidiano. Ma il modo di trascorrerle è anche l'espressione della personalità, che si manifesta nelle scelte, nei gusti e nelle tendenze. Poi, al ritorno a casa, alla ripresa del trantran di tutti i giorni, spesso subentra l'amarezza per la fine di un periodo troppo breve, vissuto come una parentesi felice: oppure si insinua la delusione per non aver concluso nulla di buono e, paradossalmente, con l'esigenza di doversi adesso riposare dopo... tanta fatica. Qual è la ragione di questo disappunto? Il grosso problema che angustia le persone, anche se non ne sono pienamente coscienti, è quello del senso da dare alla propria esistenza. Qualunque sia l'attività, questa domanda di senso inquieta come un tormento, anche se non emerge esplicitamente, perché coinvolge insieme l'identità e il proprio valore.
Ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi» (Mt 7,17). Questa verità accompagna la riflessione quotidiana anche dei non credenti, che vogliono valutare la propria esistenza. Nel prologo di Giovanni (v. 18), è descritta la vocazione essenziale di Gesù: «Dio nessuno l'ha mai visto: il Figlio unigenito lo ha rivelato». Gesù è venuto per rivelare chi fosse Dio: un Dio che salva e perdona. Ogni uomo partecipa di questa vocazione, perché la sua identità è l'immagine unica del Creatore che ha incisa nel profondo del suo cuore. Per realizzarsi pienamente, ognuno deve quindi diventare sempre più se stesso, con l'aiuto dello Spirito, ospite silenzioso di ogni vita. Di fronte a ogni scelta, anche la più terra terra, è in gioco questa crescita dell'identità, senza la quale nessuno può sentirsi pienamente felice di esistere. Si tratta semplicemente di ascoltare con serietà i propri desideri più veri, nascosti dietro quelli più immediati, dettati dagli altri, dalla società. Che cosa voglio fare della mie giornate? Come posso sentirmi veramente in armonia con me stesso? Per questo discernimento, lo Spirito «viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili» scrive san Paolo ai Romani (8, 26).
Ultimamente, di fronte a un disagio profondo, ho cominciato a pregare, per capire che cosa fare. Per mezz'ora, ho guardato l'orologio, pensato a mille cose futili, pur cercando di rinnovare costantemente la certezza che lo Spirito operava in me. Alla fine, senza che io sapessi come fosse avvenuto, ho visto chiaramente come gestire il problema che mi aveva assillato per parecchi giorni e ho sentito di essere in conformità con la volontà di Dio, perché pienamente fedele a me stessa. L’unico compito umano è la propria realizzazione, che è la progressiva rivelazione dell'immagine di Dio che ognuno è. Riposare, divertirsi, viaggiare, allenarsi nello sport preferito, tutte queste cose sono modi per «diventare» meglio se stessi. Suppongono la libertà di usare il tempo in armonia con la verità di sé, senza compromessi ma anche nell'ascolto della libertà altrui. Non è egoismo, è solo fedeltà all'identità profonda. Su questa base solida, lo Spirito può insegnare come mediare le proprie decisioni con la famiglia, con gli amici, e come ascoltare anche i veri desideri degli altri. Allora, qualunque siano state le vacanze, si tornerà a casa felici, perché questo tempo sarà servito alla crescita dell'essere vero.
E. Marie