Dal libro della Sapienza 11,22-12,2

Tutto il mondo davanti a te, come polvere sulla bilancia, come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra. Hai compassione di tutti, perché tutto tu puoi, non guardi ai peccati degli uomini, in vista del pentimento. Poiché tu ami tutte le cose esistenti e nulla disprezzi di quanto hai creato; se avessi odiato qualcosa, non l'avresti neppure creata. Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non vuoi? O conservarsi se tu non l'avessi chiamata all'esistenza? Tu risparmi tutte le cose, perché tutte son tue, Signore, amante della vita, poiché il tuo spirito incorruttibile è in tutte le cose. Per questo tu castighi poco alla volta i colpevoli e li ammonisci ricordando loro i propri peccati, perché, rinnegata la malvagità, credano in te, Signore.

lunedì 29 ottobre 2007


Era come la mia mano, il mio occhio, il bastone della mia vecchiaia. Era il cuscino su cui si riposava il mio spirito, era un dolce sollievo alle mie pene. Quando ero stremato dalla fatica mi accoglieva nel seno del suo amore, quando giocavo immerso nell'abbattimento e nella tristezza mi ridava vita con le sue parole. Se ero agitato mi riportava alla clma, se ero adirato mi quietava. Se mi capitava qualcosa di meno lieto lo riferivo a lui, e così riuscivo a sostenere più facilmente, unito a lui, quello che da solo non avrei potuto sopportare. Che altro dire ? Non è stato forse questo un pregustare la felicità celeste: poter così amare ed essere amato, aiutare ed essere aiutato, e nella dolcezza della carità fraterna riuscire a volare più in alto verso lo splendore ancor più sublime dell'amore di Dio, e lungo la scala dell'amore ora salire fino all'abbraccio affettuoso di Cristo stesso, ora discendere all'amore del prossimo per trovarvi una pausa di soave riposo ?


Elredo di Rievaulx, L'Amicizia Spirituale, n.127

mercoledì 24 ottobre 2007




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lunedì 22 ottobre 2007



“FEDE OLTRE IL RISENTIMENTO"


"James Alison mostra le radici del dialogo antico tra cristianità e mondo gay”


“Io sono un sacerdote e un teologo cattolico apertamente gay. Come teologo mi sono impegnato principalmente nell'offrire possibilità per una comprensione rinnovata e più profonda della fede cattolica [...] . I testi raccolti in questo libro sono i segni dei diversi tentativi di rimanere fedele alla mia vocazione di teologo cattolico senza voler evitare la zona dove è più difficile proclamare la verità nella cultura della nostra Chiesa: la zona che riguarda l'essere gay. È del tutto possibile essere fedeli alle verità e alle melodie più profonde della fede cattolica senza dover assecondare e condividere le menzogne e l'odio che così tanti dei pubblici ufficiali cattolici hanno seminato in giro riguardo alle persone gay [...]. Mi auguro che i miei scritti siano parte di un segnale che indica come ci stiamo tutti lasciando quell'odio alle spalle.”


Con tali premesse inizia Fede oltre il risentimento. Coscienza cattolica e coscienza gay: risorse per il dibattito di James Alison, terzo volume della collana La Realtà Umana. Il libro è una raccolta di testi, di notevole successo e impatto nei paesi anglosassoni e ispanici, che vuole offrire anche ai lettori italiani un contributo che possa illuminare, attraverso una precisa lettura teologica, la discussione sul rapporto fra omosessualità e fede cristiana . L'approccio ed il tono di Alison evitano scandalo e provocazioni fini a se stesse, proponendo invece una serie di argomentazioni che possono servire a riconciliare e a pacificare la contesa. Uno dei problemi principali individuati da Alison è che questa discussione si svolge spesso sotto un velo di paura e di auto-censura, proprio per l'assoluta rilevanza esistenziale che ha per molti esponenti della Chiesa cattolica. Il motivo di ciò viene riferito dall'autore ai meccanismi vittimari svelati da René Girard , evidenziando come la violenta creazione di un “altro” (l'omosessuale, il cattolico) sia il risultato della necessità di reprimere le proprie inquietudini personali, che tenderebbero ad avvicinare, piuttosto che a dividere. Il dibattito che vuole stimolare Alison è pertanto la ricerca di quel “noi” fraterno cristiano , sulla scia del quale affrontare qualsiasi differenza personale e interpersonale. Il risultato è un libro che tenta di liberare le coscienze di quanti vivono con dolore il proprio essere gay all'interno del mondo cattolico e parallelamente di quanti, poiché parte di un ordine sacerdotale cattolico, debbono negare la propria sessualità.


Commento da "Acqua di Fonte": http://www.gruppolafonte.it/adfonline/pdf/adf44.pdf

lunedì 15 ottobre 2007


XXIX Domenica del Tempo Ordinario C
21 ottobre 2007


Salmo responsoriale (Sal 120)

Il nostro aiuto viene dal Signore.
Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l'aiuto? Il mio aiuto viene dal Signore, che ha fatto cielo e terra. Non lascerà vacillare il tuo piede, non si addormenterà il tuo custode. Non si addormenterà, non prenderà sonno, il custode d'Israele. Il Signore è il tuo custode il Signore è come ombra che ti copre, e sta alla tua destra. Di giorno non ti colpirà il sole, né la luna di notte. Il Signore ti proteggerà da ogni male, egli proteggerà la tua vita. Il Signore veglierà su di te, quando esci e quando entri, da ora e per sempre.

Vangelo: Lc 18,1-8

Dal Vangelo secondo Luca In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi: "C'era in una città un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno. In quella città c'era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario. Per un certo tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno, poiché questa vedova è così molesta le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi". E il Signore soggiunse: "Avete udito ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà a lungo aspettare? Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?".

Troverà la fede sulla terra?

don Paolo Curtaz

Di interrogativi Gesù ne ha posti a sufficienza, nel suo ministero. Ma quello di oggi, amici, mozza il fiato. Gesù, con un velo di tristezza chiede: "Quando tornerò, ci sarà ancora fede sulla terra?". Attenzione, non dice: "Ci sarà ancora un'organizzazione, la gente andrà ancora a Messa, si farà l'elemosina?". No, Gesù è angosciato perché vede che, troppe volte, la nostra religione è senza fede, la nostra preghiera è senza fede, la nostra lotta per un mondo diverso è senza fede. Il grido inascoltato Davanti al grido della vedova importuna che chiede giustizia, simbolo del grido dell'oppresso di tutti i tempi, la fede vacilla. Come può Dio permettere la sofferenza, la guerra, la malattia? Davanti agli avvenimenti che percepiamo "ingiusti", la nostra fede vacilla, retrocede. Il dubbio, come già accennavamo tempo fa, abita il nostro cuore, perché credere è difficile. La sofferenza dell'innocente è e resta la più grande obiezione alla bontà di Dio; intuiamo che sotto c'è una risposta che ci sfugge, ma non possiamo liquidare con leggerezza il tema della sofferenza. La sofferenza, che esiste, mette in discussione Dio, certo, ma – il più delle volte – coinvolge ciascuno di noi. Bambini Vi voglio raccontare un fatto accaduto tempo fa, nel nostro oratorio interparrocchiale. Al sabato pomeriggio si sono ritrovati un gruppetto di ragazzi delle elementari e, proprio il giorno di inizio delle attività, durante un gioco alcuni se le sono date di santa ragione. Alla fine del pomeriggio, assieme agli educatori un po' depressi, sono venuti in Chiesa e lì, me presente, hanno pregato. Non ci crederete: tutti hanno pregato Dio affinché la guerra finisse. Mi sono avvicinato, un po' urtato, dicendo loro che Dio non ci avrebbe ascoltato: noi non credevamo a ciò che chiedevamo. Era un'operazione di facciata, di marketing spirituale e moralista. Noi faccimao le guerre e Dio le deve fermare, bell'affare! Al grido dell'oppresso, davanti alla violenza, davanti agli uomini che si massacrano, gridiamo: "Dio dove sei?" E Dio ci risponde: "Tu dove sei?". Il Signore ci ha consegnato un mondo che potrebbe essere un capolavoro di misericordia e di fraternità. Noi lo abbiamo ridotto a un covo di malfattori, di indifferenza, di ingiustizia. La nostra preghiera, spesso, cade nel vuoto perché, semplicemente, non facciamo nulla perché si realizzi. Dio fa prontamente giustizia, afferma Gesù alla fine della parabola della vedova. Sì, mi fido, lo credo. Stento a capire, ma mi ci metto, ci sto, lavoro, credo in un mondo in cui la giustizia inizia dal mio cuore, per poi contagiare il mondo. Nella lotta per la giustizia, per creare spazi e luoghi di amore solidale, abbiamo bisogno di fede per pregare, abbiamo bisogno di costanza per tenere le braccia alzate durante la battaglia. Solo la preghiera autentica, profonda, incarnata, ci può sostenere nella conversione del mondo che parte da me. Non esiste dualismo tra vita interiore e impegno sociale: l'uno scaturisce a approda all'altro. Un mondo che cambia necessità di interiorità; un'interiorità che non diventa impegno, è sterile devozione. Lotta e preghiera Nella lotta della vita, come di dice la bellissima immagine della prima lettura, dobbiamo osare la preghiera. Mosé che tiene le braccia alzate, per far vincere il suo popolo, è l'immagine di come la preghiera ci porti in una dimensione nuova, capace di vincere la lotta della vita. Chiediamoci se l'insistenza della vedova è la nostra insistenza, se la sua costanza è la nostra, quando si tratta di rendere giustizia, di dare una testimonianza di trasparenza nel nostro modo di esercitare la giustizia. Un ultimo appunto, che mi ha colpito. C'è il rischio di stancarsi, per strada, c'è il rischio di lasciar cadere le braccia, perché stanchi di pregare. Allora, com'è successo a Mosé, i fratelli ci sono vicini per tenere le nostre braccia alzate nella preghiera. La dimensione comunitaria, che ancora tanto dobbiamo scoprire, è questa volontà, questa capacità di camminare insieme, di lasciarsi anche portare dalla preghiera della Comunità. L'Eucarestia, allora, diventa il momento in cui ci raduniamo per tenere le braccia alzate e invocare la benedizione di Dio su noi e sul nostro cammino. Con verità potremo allora rispondere al Signore Gesù: "Signore, oggi, se verrai, troverai ancora fede sulla terra. La mia, quella della mia comunità".

martedì 2 ottobre 2007


Comitato Pastorale Statunitense per il Matrimonio e la Famiglia


Sempre nostri figli (Always Our Children)


Un messaggio pastorale ai genitori di figli omosessuali e suggerimenti ai collaboratori pastorali
(Always Our Children: A Pastoral Message to Parents of Homosexual Childrenand Suggestions for Pastoral Ministers, Origins 27(1997) 17, 285-291).

Premessa


Lo scopo di questo messaggio pastorale è raggiungere quei genitori che cercano di reagire alla scoperta dell’omosessualità di un figlio, adolescente o adulto. Esso esorta le famiglie ad attingere alle riserve di fede, di speranza e di carità nell’affrontare le incertezze del futuro. Chiede loro di riconoscere che la chiesa offre enormi risorse spirituali per fortificarli e sostenerli nella loro vita familiare in questo momento e nei giorni a venire.
Questo messaggio si ispira al Catechismo della chiesa cattolica, al magistero di Giovanni Paolo II, alle dichiarazioni della Congregazione per la dottrina della fede e della nostra conferenza episcopale." Il messaggio non è un trattato sull'omosessualità. Non è una presentazione sistematica del magistero morale della chiesa. Non avvia nessun discorso teologico. Facendo riferimento al magistero della chiesa e alla nostra esperienza pastorale, intendiamo invece pronunciare parole di fede, speranza e carità per i genitori che hanno bisogno dell'amorevole presenza della chiesa in un momento che potrebbe essere uno dei più difficili della loro vita.
Vogliamo anche essere di ausilio ai sacerdoti e agli operatori pastorali, che spesso sono i primi a essere avvicinati dai genitori, con le loro difficoltà e ansietà.
Negli anni scorsi abbiamo cercato di raggiungere le famiglie in circostanze difficili. I nostri interventi hanno avuto la forma di brevi dichiarazioni, come questa, rivolte a persone che credevano di essere al di fuori della sfera di attenzione della chiesa. Sempre nostri figli si colloca nella stessa linea di tali precedenti dichiarazioni pastorali.
Questo messaggio non intende sostenere istanze o porsi al servizio di una particolare questione di attualità. Non va inteso nel senso di un avallo a quello che alcuni chiamano "uno stile di vita omosessuale". Sempre nostri figli è una mano tesa dal Comitato episcopale sul matrimonio e la famiglia ai genitori e agli altri membri della famiglia, e offre loro uno sguardo nuovo sulla grazia presente nella vita familiare e sulla inesauribiie misericordia di Cristo nostro Signore.
"Un impegno pastorale ancor più generoso, intelligente e prudente, sull'esempio del buon pastore, è richiesto nei confronti di quelle famiglie che - spesso indipendentemente dalla propria volontà o premute da altre esigenze di diversa natura - si trovano ad affrontare situazioni obiettivamente difficili" (Giovanni Paolo II, Familiaris consortio, n. 77; EV 7/1768).


Un momento critico, un tempo di grazia


Mentre cominciate a leggere questo messaggio, vi può sembrare che la vostra vita sia nel turbamento. Voi e la vostra famiglia potreste trovarvi in una di quelle situazioni difficili di cui parla il santo padre:
- credete che vostro figlio adolescente stia provando una tale attrazione sessuale e/o osservate atteggiamenti e comportamenti che trovate inquietanti e sconvolgenti o che vi sembrano sconvenienti;
- vostro figlio o vostra figlia vi ha fatto sapere di avere una tendenza omosessuale;
- siete divisi tra l’amore per vostro figlio come preziosa creatura di Dio e il non volere appoggiare comportamenti che sapete essere giudicati sbagliati dalla chiesa.
Avete bisogno di non affrontare questo periodo doloroso da soli, senza un sostegno umano o senza la grazia di Dio. La chiesa può costituire uno strumento allo stesso tempo di aiuto e di guarigione. È per questo che noi vescovi vi scriviamo, come pastori e come maestri.
In questo messaggio pastorale attingiamo al dono della fede nonché a tutto il magistero e alla prassi pastorale della chiesa, per offrire sostegno amorevole, guida sicura e consigli per gli operatori adeguati ai vostri bisogni e a quelli dei vostri figli.
Il nostro messaggio parla dell’accettare voi stessi, le vostre credenze e valori, i vostri problemi e tutto ciò con cui state lottando in questo momento; dell’accettare e amare vostro figlio come un dono di Dio; e di accettare nella sua pienezza la verità della rivelazione di Dio sulla dignità della persona umana e sul significato della sessualità umana. Nella visione morale cattolica non vi è contraddizione tra questi livelli di accettazione, poiché verità e amore non si oppongono. Sono inseparabilmente uniti e radicati in una persona, Gesù Cristo, che rivela che Dio è la verità ultima e l'amore che salva.
Con questo messaggio ci rivolgiamo anche alla più vasta comunità ecclesiale, e in particolare ai sacerdoti e agli altri operatori pastorali, e chiediamo che le nostre parole vengano tradotte in atteggiamenti e azioni conformi all'amore insegnato da Cristo. Attraverso la comunità dei suoi credenti Gesù vi offre speranza, aiuto e guarigione, per fare in modo che tutta la vostra famiglia possa diventare una comunità intima di vita e di amore secondo la volontà di Dio.


Accettare voi stessi


Poiché alcuni di voi potrebbero essere travolti da un mare di emozioni, parliamo per prima cosa dei sentimenti. Anche se il dono della sessualità umana può essere talora un grande mistero, il magistero della chiesa sull’omosessualità è chiaro. Tuttavia, poiché i termini di tale magistero, riguardando vostro figlio o vostra figlia, sono ora divenuti per voi molto personali, potete sentirvi confusi e combattuti.
Probabilmente state provando molte emozioni, di diverso tipo e intensità, come:
Sollievo. Forse già da qualche tempo vi eravate accorti che vostro figlio o vostra figlia era in qualche modo diverso/a. Ora è venuto/a da voi, affidandovi qualcosa di molto importante. È possibile che altri fratelli lo avessero già appreso prima di voi, e che abbiano esitato a dirvelo. In ogni caso, un peso è stato alleggerito.Ponete il caso che vostro figlio vi abbia parlato non per ferirvi o creare una distanza, ma per amore e fiducia, e in un desiderio di sincerità, intimità e di un dialogo più ravvicinato.
Rabbia. Potete sentirvi ingannati o raggirati da vostro/a figlio/a. Potete essere in collera con vostro marito o vostra moglie biasimandolo/a per avere "fatto diventare il figlio così", soprattutto se vi sono state relazioni genitore-figlio difficili. Potete essere arrabbiati con voi stessi per non avere riconosciuto i segni dell’omosessualità. Potete provare, insieme alla rabbia, delusione, se i familiari e talora gli stessi fratelli respingono il fratello o la sorella omosessuale. Così come potete arrabbiarvi se familiari o amici si mostrano troppo accondiscendenti e anzi incoraggiano l’omosessualità. Ci si può anche adirare con Dio – e non è cosa da poco – per tutto quanto sta avvenendo.
Afflizione. Potete avere l’impressione che vostro figlio non sia più lo stesso individuo che prima credevate di conoscere. Pensate che non vi darà mai dei nipoti. Queste speranze perdute, come pure il fatto che gli omosessuali vanno spesso incontro a discriminazioni e ad aperta ostilità, possono provocarvi grande tristezza.
Paura. Potete temere per l'incolumità fisica e il benessere generale di vostro figlio di fronte ai pregiudizi. In particolare, potete essere spaventati dal fatto che nella vostra comunità altri possano emarginare vostro figlio o la vostra famiglia, e trattarli con disprezzo. Il timore che vostro figlio contragga il virus HIV o l'AIDS o un’altra delle malattie che si trasmettono sessualmente è reale e sempre presente. Se vostro figlio è sconvolto potete avere la preoccupazione che tenti il suicidio.
Senso di colpa, vergogna e solitudine. "Se solo avessimo ... o non avessimo". sono parole con cui i genitori possono talora torturare se stessi in questi momenti. Dal passato affiorano, come fantasmi, rimpianti e delusioni. Un senso di fallimento può farvi sprofondare nella vergogna e isolarvi dai vostri figli, dalla vostra famiglia e da altri gruppi di sostegno.
Atteggiamenti protettivi e orgoglio di genitori. Nella nostra società gli omosessuali sono spesso oggetto di discriminazione e di atti di violenza. Come genitori vorreste naturalmente proteggere i vostri figli dalle offese, malgrado la loro età. Continuate a insistere: "Sei sempre mio figlio, niente potrà mai cambiare questo. Sei anche un figlio di Dio, donato e chiamato in vista di un fine nei disegni di Dio".
Nel cercare di dare ordine ai vostri sentimenti dovete tenere presenti due cose importanti. Innanzitutto, ascoltateli. In essi potete cogliere elementi che possono condurvi a una più piena comprensione della volontà di Dio per voi. Inoltre, dal momento che alcuni sentimenti possono essere confusi o contraddittori, non è necessario che agiate su tutti. Può essere sufficiente riconoscerli, ma può anche essere necessario parlarne. Non aspettate che tutte le tensioni sembrino risolvibili, o lo divengano. La vita cristiana è un viaggio, caratterizzato da perseveranza e preghiera. È un sentiero che conduce da dove siamo ora a dove sappiamo che Dio ci sta chiamando.


Accettare vostro figlio


Come potete esprimere nel migliore dei modi il vostro amore – esso stesso un riflesso dell'amore incondizionato di Dio – per vostro figlio‘? Sono necessarie almeno due cose. Primo, non rompete i rapporti, non rifiutate vostro figlio. Un numero impressionante di giovani omosessuali finisce sulla strada perché respinto dai familiari. Questo e altri condizionamenti esterni possono esporre il giovane al rischio più grave di comportamenti autodistruttivi come l’abuso di sostanze e il suicidio.
Vostro figlio può avere bisogno di voi e della famiglia ora più che mai. È ancora la stessa persona. Questo figlio, che per voi è sempre stato un dono di Dio, ora può portarvi un altro dono: rendere la vostra famiglia più onesta, rispettosa e capace di sostegno. Sì, il vostro amore può essere messo alla prova da questa realtà, ma può anche rafforzarsi nella vostra lotta per rispondere con amore.
Il secondo modo per trasmettere amore è cercare un aiuto adeguato per vostro figlio e per voi stessi. Se vostro figlio (o vostra figlia) è adolescente, è possibile che i comportamenti omosessuali di cui sta facendo esperienza siano parte di un processo di acquisizione di un'identità sessuale. Singoli atti non fanno di qualcuno un omosessuale. L'adolescenza è spesso accompagnata da ansia e confusione riguardo all'identità sessuale. Talvolta la cosa migliore da fare è "aspettare e osservare", mentre cercate di mantenere una relazione di fiducia e provvedete in modi diversi a sostenere,


Informare, incoraggiare


In molti casi può essere opportuno e necessario che vostro figlio riceva un aiuto professionalmente qualificato, allo stesso tempo di consulenza e di direzione spirituale. Naturalmente è importante che ricorra a questa guida volontariamente. Cercate un terapeuta che conosca i valori religiosi e che comprenda la natura complessa della sessualità. Un tale esperto dovrebbe essere in grado di aiutare le persone a distinguere primi comportamenti sessuali, attrazioni sessuali e fantasie sessuali, e ad acquisire una più chiara coscienza di sé. Durante tutto questo, è molto importante che voi restiate aperti alla possibilità che vostro figlio (o vostra figlia) stia lottando per capire e accettare una tendenza fondamentalmente omosessuale.
Sul significato e le implicazioni dell'espressione "tendenza omosessuale" non vi è accordo universale. Il magistero della chiesa riconosce una distinzione tra una "tendenza" omosessuale che si rivela "transitoria" e "omosessuali che sono definitivamente tali per una specie di istinto innato" (Congregazione per la dottrina della fede, Persona humana, n. 8; EV 5/1729).
Alla luce di questa possibilità sembra perciò appropriato concepire la tendenza sessuale (eterosessuale od omosessuale) come una dimensione fondamentale della personalità, e riconoscerne la relativa stabilità in una persona. Una tendenza omosessuale determina un'attrazione emotiva e sessuale verso individui dello stesso sesso più forte che verso quelli di sesso opposto. Essa non esclude del tutto interesse, attenzione e attrazione verso questi ultimi. Avere una tendenza omosessuale non significa necessariamente essere sessualmente attivi.
Sembra che la tendenza omosessuale non abbia un'unica causa. È opinione diffusa tra gli esperti che fattori molteplici – genetici, ormonali, psicologici – possano determinarne l'insorgenza. Generalmente la tendenza omosessuale viene vissuta come qualcosa di dato, non di scelto liberamente. Pertanto, di per sé, una tendenza omosessuale non può essere considerata immorale, poiché la moralità presume la libertà della scelta.
Alcune persone omosessuali vogliono essere riconosciute pubblicamente come "gay" o "lesbiche". Questi termini spesso esprimono un livello di auto-consapevolezza e auto-accettazione della persona nella società. Benché possiate trovarli offensivi, perché connotati politicamente o socialmente, è necessario essere sensibili al modo in cui vostro figlio o figlia li usa. Il linguaggio non dovrebbe costituire una barriera alla costruzione di un dialogo fiducioso e onesto.
Potete aiutare una persona omosessuale in due modi. Primo, incoraggiatela a cooperare con la grazia di Dio e a condurre una vita casta. Secondo, concentratevi sulla persona, non sulla tendenza omosessuale. Questo implica il rispetto della libertà di una persona di scegliere o rifiutare una terapia diretta a cambiare una tendenza omosessuale. Allo stato attuale delle conoscenze mediche e psicologiche, non vi è nessuna garanzia che una tale terapia possa avere successo. Così. non può esservi nessuna costrizione a intraprenderla, sebbene alcuni possano trovarlo vantaggioso.
Comunque sia, è essenziale richiamare una verità di base. Dio ama ogni persona come individuo unico. L'identità sessuale concorre a definire l’unicità di ciascuna persona. La tendenza sessuale è una componente dell'identità sessuale. La personalità globale non comprende dunque solo la tendenza sessuale. Gli uomini guardano l’apparenza, ma il Signore guarda il cuore (cf. 1Sam 16,7).
Dio non ama di meno qualcuno semplicemente perché è omosessuale. L’amore di Dio è offerto sempre e ovunque a quanti sono disponibili a riceverlo. Le parole di san Paolo infondono una grande speranza:
"Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore" (R" 8,38-39).
Accettare il piano di Dio e il ministero della chiesa
Per il cristiano un’accettazione di sé e del proprio figlio omosessuale deve collocarsi nel più ampio contesto dell'accettazione della verità divina rivelata sulla dignità e il destino delle persone umane. È responsabilità della chiesa credere e insegnare questa verità, presentandola come una visione morale complessiva da applicare alle situazioni particolari attraverso i propri operatori pastorali.
Ogni persona ha una dignità innata, perché creata a immagine di Dio. Un profondo rispetto per la persona considerata nel suo complesso conduce la chiesa a sostenere e a insegnare che la sessualità è un dono di Dio. Essere creati maschio o femmina è parte essenziale de] piano divino, poiché è la sessualità di entrambi – una misteriosa mescolanza di spirito e corpo – che consente agli esseri umani di partecipare all’amore creativo e alla vita di Dio. "Spetta a ciascuno (...) riconoscere e accettare la propria identità sessuale" (Catechismo della chiesa cattolica, n. 2333).
Come tutti i doni di Dio, l’energia e la libertà della sessualità possono essere incanalate verso il bene o verso il male. Ciascuno – omosessuale o eterosessuale – è chiamato alla maturità e responsabilità personale. Con l'aiuto della grazia di Dio, ciascuno è chiamato alla pratica della virtù della castità nei rapporti. Castità significa integrare pensieri, sentimenti e azioni nella sfera della sessualità umana in modo da stimare e rispettare la dignità propria e degli altri. Essa è "l'energia spirituale che libera l'amore dall’egoismo e dall'aggressività " (Pontificio consiglio per la famiglia, Sessualità umana: verità e significato, n. 16; Regno-doc. 3,1996,71).
Cristo chiama tutti quanti lo seguono – siano essi sposati o vivano da soli nel celibato – a un livello di amore più elevato. Questo implica non solo fedeltà, richiesta di perdono, speranza, perseveranza e sacrificio, ma anche la castità che si esprime nel pudore e nell'autocontrollo. Una castità di vita è possibile, anche se non sempre facile, poiché richiede uno sforzo continuo per volgersi a Dio e per allontanarsi dal peccato, soprattutto con la forza dei sacramenti della penitenza e dell’eucaristia. In verità Dio si aspetta che ciascuno si sforzi di arrivare alla perfezione dell’amore, ma raggiungendola per gradi, attraverso stadi di crescita morale (cf. Giovanni Paolo II, Familiaris consortio, n. 34). Per proseguire sul cammino della conversione, la grazia di Dio è accessibile e sufficiente per tutti quanti si dispongano a riceverla.
Vivere e amare in modo casto è capire che "solo all’interno del matrimonio le relazioni sessuali sono piena espressione simbolica del disegno del Creatore, in quanto atto di patto di amore che ha la potenzialità di co-creare nuova vita umana" (Conferenza nazionale dei vescovi cattolici degli Stati Uniti, Sessualità umana: una prospettiva cattolica sull'educazione e la formazione permanente). Si tratta di un insegnamento fondamentale della nostra chiesa riguardo la sessualità, radicata nel racconto biblico dell’uomo e. delta donna creati a immagine di Dio e fatti per unirsi l'uno all'altro (Gen 2-3).
Se ne traggono due conclusioni. Primo: è nel piano di Dio che i rapporti sessuali si svolgano solo all'interno del matrimonio tra un uomo e una donna. Secondo: ciascuno di questi rapporti deve essere aperto alla possibilità di generare una nuova vita umana. I rapporti omosessuali non possono adempiere a queste due condizioni. Perciò la chiesa insegna che il comportamento omogenitale è oggettivamente immorale, e pone un’importante distinzione tra il comportamento e la tendenza omosessuale, quest’ultima di per sé non immorale.
È importante anche riconoscere che né l’omosessualità né l’eterosessualità implicano necessariamente l'attività sessuale. La personalità complessiva non è riducibile alla tendenza o comportamento sessuale.
Rispettare la dignità data da Dio a ciascuno significa riconoscere diritti e responsabilità umane. Il magistero della chiesa afferma chiaramente che i diritti umani fondamentali delle persone omosessuali devono essere tutelati e che tutti noi dobbiamo sforzarci di eliminare ogni forma di ingiustizia, oppressione o violenza nei loro confronti (cf. Congregazione per la dottrina della fede, Homosexualitatis problema, n. 10; EV 10/902).
Non basta evitare ingiuste discriminazioni. Gli omosessuali "devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza" (Catechismo della chiesa cattolica, n. 2358). Come tutti gli esseri umani, hanno bisogno di essere sostenuti contemporaneamente su più piani.
Questo implica amicizia, una forma di amore essenziale a un sano sviluppo umano come pure una delle esperienze umane più ricche. L’amicizia può e deve prosperare al di fuori del coinvolgimento sessuale genitale.
Alle proprie sorelle e fratelli omosessuali la comunità cristiana dovrebbe offrire comprensione e cura pastorale. Più di venti anni fa noi vescovi affermammo che "gli omosessuali (...) dovrebbero avere un ruolo attivo nella comunità cristiana" (Conferenza nazionale dei vescovi cattolici degli Stati Uniti, Vivere in Cristo Gesù: una riflessione pastorale sulla vita morale). Cosa significa concretamente? Significa che tutte le persone omosessuali hanno il diritto di essere bene accolte nella comunità, per ascoltare la parola di Dio e ricevere cura pastorale. Le persone omosessuali che conducono una vita casta dovrebbero avere l'opportunità di guidare e servire la comunità. La chiesa ha tuttavia il diritto di negare pubblici ruoli di servizio e responsabilità a persone, omosessuali o eterosessuali, il cui comportamento pubblico violi apertamente i suoi insegnamenti.
La chiesa riconosce l'importanza di amministrare i sacramenti a persone sieropositive o malate di AIDS. Benché il virus HIV e l'AIDS costituiscano un’affezione epidemica che riguarda tutti gli uomini, non solo gli omosessuali, hanno avuto un effetto devastante su questi ultimi e hanno portato grande dolore a molti genitori, famiglie e amici.
Pur senza accettare comportamenti autodistruttivi o negare le responsabilità personali, respingiamo l'idea che l’AIDS sia una diretta punizione di Dio. Per di più "le persone malate di AIDS non sono distanti ed estranee, oggetti delta nostra confusa pietà e avversione. Dobbiamo tenere la loro presenza viva nella nostra coscienza, come individui e come comunità, e abbracciarli con amore incondizionato (...) La compassione – amore – verso le persone affette da AIDS è l'unica autentica risposta evangelica" (Conferenza nazionale dei vescovi cattolici degli Stati Uniti, Chiamati a compassione; Regno-doc. 3,1990,104).
Niente della Bibbia o del magistero cattolico può essere utilizzato a giustificazione di atteggiamenti e comportamenti improntati a pregiudizio o discriminatori. Ripetiamo qui quanto dicemmo in una dichiarazione precedente:
"Facciano appello a tutti i cristiani e cittadini di buona volontà perché affrontino le loro paure sull'omosessualità ed evitino umorismi e discriminazioni che offendono la persona omosessuale. Comprendiamo che avere una tendenza omosessuale comporta già abbastanza ansie, sofferenze e problemi di autoaccettazione, senza che si vi aggiungano trattamenti sociali discriminatori improntati a pregiudizi" (Sessualità umana: una prospettiva cattolica per l’educazione e la formazione permanente, 1991).


Raccomandazioni pastorali


Per porre rimedio all’isolamento che voi. vostro figlio o vostra figlia potete provare, offriamo le seguenti raccomandazioni, sia a voi che ai sacerdoti e agli operatori pastorali.


Ai genitori


1. Accettate e amate voi stessi come genitori, per accettare e amare vostro figlio o vostra figlia. Non condannatevi per la tendenza sessuale di vostro figlio.
2. Fate il possibile per continuare a mostrare amore per vostro figlio. Accettarne la tendenza omosessuale, tuttavia, non significa approvarne tutti gli atteggiamenti e le scelte comportamentali associate. È in effetti possibile che dobbiate contestare aspetti di uno stile di vita che trovate riprovevoli.
3. Sollecitate vostro figlio o figlia a restare uniti alla comunità di fede della chiesa. Se hanno lasciato la chiesa, sollecitateli a tornarvi e a riconciliarsi con la comunità, in particolare nel sacramento della penitenza.
4. Preoccupatevi che vostro figlio (o vostra figlia) abbia un direttore spirituale che lo guidi nella preghiera e in una condotta di vita casta e virtuosa.
5. Cercate aiuto per voi stessi, eventualmente nella forma della consulenza o della direzione spirituale, per cercare di avere comprensione, accettazione e pace interiore. Pensate anche a unirvi a gruppi di sostegno dei genitori o a partecipare a un ritiro specificamente dedicato ai genitori cattolici con figli omosessuali. Altri hanno percorso la vostra stessa strada, ma possono essere arrivati più lontano. Essi possono mettere a disposizione modi efficaci per affrontare situazioni familiari delicate, come parlare di vostro figlio a familiari e amici, spiegare l'omosessualità a un figlio più piccolo, relazionarvi agli amici di vostro figlio o di vostra figlia in modo cristiano.
6. Unitevi nell'amore e nel servizio ad altri genitori che forse stanno lottando con l’omosessualità di un figlio o di una figlia. Contattate la vostra parrocchia per organizzare un gruppo di sostegno ai genitori. L'ufficio diocesano per la pastorale familiare, la Caritas diocesana o uno specifico operatore pastorale per gay e lesbiche possono essere in grado di offrirvi assistenza.
7. Per quanto traiate beneficio dalle opportunità di educazione e sostegno, ricordate che potete cambiare solo voi stessi; potete essere responsabili per le vostre convinzioni e le vostre azioni, non per quelle di vostro figlio adulto.
8. Ponete tutta la vostra fede in Dio, che è più potente, compassionevole e misericordioso di quanto siamo o potremmo essere noi.


Ai ministri della chiesa


1. Siate disponibili con genitori e famiglie che chiedono il vostro aiuto pastorale, la vostra guida spirituale e la vostra preghiera.
2. Accogliete volentieri persone omosessuali nella comunità di fede. Andate a cercarle ai suoi margini. Evitate stereotipi e condanne. Cercate innanzitutto di ascoltare. Non date per scontato che tutti gli omosessuali siano sessualmente attivi.
3. Imparate quel che c'è da sapere sull'omosessualità e l’insegnamento della chiesa, così che la vostra predicazione. il vostro insegnamento e le vostre raccomandazioni siano bene informate ed efficaci.
4. Usate le parole "omosessuale", "gay" e "lesbica" in modo onesto e accurato, soprattutto dal pulpito. In vari modi e sottilmente potete "autorizzare" le persone a parlare dei problemi dell’omosessualità e far sapere loro che desiderereste partecipare anche voi a queste discussioni.
5. Cercate di procurarvi un elenco di centri, comunità e consulenti o altri esperti cui indirizzare persone omosessuali o i loro genitori e familiari, nel caso questi si rivolgano a voi per un'assistenza specializzata. Raccomandate centri che operano secondo metodi compatibili con l'insegnamento cattolico.
6. Aiutate la nascita o promuovete l'esistenza di gruppi di sostegno per genitori e familiari.
7. Documentatevi sul virus HIV e sull’AIDS per essere più informati e compassionevoli nel vostro ministero. Inserite nella liturgia preghiere per i sieropositivi e i malati di AIDS, per quanti li assistono, per quanti sono morti e per le loro famiglie, compagni e amici. In occasione della giornata mondiale di lotta all’AIDS (1° dicembre) o di una campagna locale di informazione sull'AIDS, si potrebbe celebrare una messa speciale per la guarigione o amministrare l'unzione degli infermi.


Conclusioni


Secondo san Paolo l'amore è il più grande dei doni spirituali. San Giovanni considera l’amore il segno più sicuro della presenza di Dio. Gesù lo pone a base dei suoi due grandi comandamenti, da cui dipendono tutta la Legge e i profeti. L’amore è anche la storia continua della vita di tutte le famiglie. L'amore può essere condiviso, alimentato, respinto e talora perduto. Seguire il modo di amare di Cristo è la sfida che oggi tutte le famiglie hanno davanti a sé. La vostra famiglia ha ora un'opportunità in più di condividere e accettare l'amore. Allo stesso modo le nostre comunità ecclesiali sono chiamate a un grado esemplare di amore e giustizia. I nostri fratelli e sorelle omosessuali – e in realtà tutte le persone – sono chiamati a modi responsabili di amore.
Ai nostri fratelli e sorelle omosessuali offriamo una parola conclusiva. Questo messaggio è stato una mano tesa ai vostri genitori e alle vostre famiglie, invitandoli ad accettare la grazia di Dio presente nell'oggi delle loro vite e a confidare nella grazia inesauribile di Gesù nostro Signore. Noi ora tendiamo la nostra mano a voi e vi invitiamo a fare la stessa cosa. Siamo chiamati a essere un solo corpo e un solo spirito in Cristo. Abbiamo bisogno l'uno dell’altro se dobbiamo "crescere in ogni cosa verso di lui, che è il capo, Cristo, dal quale tutto il corpo, ben compaginato e connesso, mediante la collaborazione di ogni giuntura, secondo l'energia propria di ogni membro, riceve forza per crescere in modo da edificare se stesso nella carità" (Ef 4,1S-16).
Anche se in questo momento potete sentirvi scoraggiati, feriti o adirati, non allontanatevi dalle vostre famiglie e dalla comunità cristiana, da tutti coloro che vi amano. In voi si rivela l'amore di Dio. Siete sempre nostri figli. "Nell'amore non c'è timore (...) l'amore perfetto scaccia il timore" (1Gv 4
,18).


E' arrivato alla seconda edizione questo libro, in cui sono raccolte le storie di alcune persone che fanno, o che hanno fatto parte del nostro gruppo. Grazie all’iniziativa (non priva di un certo coraggio) di una casa editrice cattolica di Saronno, queste "voci di omosessuali credenti" possono finalmente varcare la soglia della cerchia ristretta degli amici e dei conoscenti. E il modo con cui queste testimonianze sono state accolte dall’esterno non ci possono che far ben sperare.
Facendo clic sull'immagine della copertina è possibile leggere
la storia del mese: una delle testimonianze contenute del libro, che verrà aggiornata mensilmente.


Domenico Pezzini
Alle porte di Sion
voci di omosessuali credenti
collana "Nei panni degli altri"
Editrice MontiSaronno, 1998pagine 190 - € 9,30
ISBN 88-86881-21-5


«Questo libro raccoglie diverse testimonianze autobiografiche. A raccontarsi sono uomini e donne omosessuali, di diverso ceto sociale e formazione culturale: li accomuna una sincera e concreta fede in Cristo. Sono testimonianze meditate, oneste, assolutamente non polemiche. Qualche volta però stupite, se non deluse, e piene del desiderio di trovare accoglienza in una Chiesa molto esigente, e forse troppo dura, in tema di sessualità. Soprattutto, sono voci piene di vita, indomite, di persone pronte a difendere la propria libertà. Lontano, insomma, dallo stereotipo dell’omosessuale lacerato dai sensi di colpa: molte sono voci serene, di chi ha maturato una propria stabilità affettiva e progettuale. Tutti sostengono di voler e poter conciliare fede nel messaggio del Vangelo e insegnamento della Chiesa. E si sentono parte della Chiesa. Di questa Chiesa, nella quale nonostante tutto possono trovare uno spazio di ascolto e condivisione.»


(dalla IV di copertina)

Un libro per genitori ed educatori


Il testo sollecita una radicale revisione degli atteggiamenti negativi che ancora oggi scattano quasi in modo automatico davanti alla scoperta di sapere che un conoscente o, peggio, un figlio è omosessuale. Lo sforzo dell’autore è quello di rompere con i pregiudizi e di indicare sul piano educativo, soprattutto a genitori e educatori, come aiutare la persona omosessuale a giungere all’accettazione di sé, ma soprattutto comporre con le esigenze evangeliche la propria vita affettiva, in una parola il proprio mondo relazionale, costruendosi un’autentica capacità di amare. Il libro ruota attorno a tre parole chiave: accogliere, comprendere, aiutare, aggiungendo in chiusura alcune preziose testimonianze dirette di ragazzi e genitori.


Domenico Pezzini
La mani del vasaio
Un figlio omosessuale:che fare?
collana "Percorsi familiari"
Àncora editriceMilano, 2004pagine 136 - € 9,00
ISBN 88-514-0196-9


Quando un genitore o un educatore si trovano davanti un figlio o una figlia omosessuale, spesso provano smarrimento e si chiedono: che fare, quali atteggiamenti educativi adottare? L'autore, che ha maturato una lunga esperienza nell'accompagnamento di persone omosessuali, suggerisce un cammino pedagogico che si compendia in tre verbi: accogliere, comprendere, aiutare. Ricordiamoci, nota l'autore riferendosi al titolo del libro, che le mani del vasaio sono quelle di Dio, che plasma le creature umane imprimendo in loro le innumerevoli versioni della sua immagine. Compito dell'educatore è fare in modo che il volto impresso da Dio nella sua creatura emerga e giunga ad una propria definizione.


(dalla IV di copertina)