Dal libro della Sapienza 11,22-12,2

Tutto il mondo davanti a te, come polvere sulla bilancia, come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra. Hai compassione di tutti, perché tutto tu puoi, non guardi ai peccati degli uomini, in vista del pentimento. Poiché tu ami tutte le cose esistenti e nulla disprezzi di quanto hai creato; se avessi odiato qualcosa, non l'avresti neppure creata. Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non vuoi? O conservarsi se tu non l'avessi chiamata all'esistenza? Tu risparmi tutte le cose, perché tutte son tue, Signore, amante della vita, poiché il tuo spirito incorruttibile è in tutte le cose. Per questo tu castighi poco alla volta i colpevoli e li ammonisci ricordando loro i propri peccati, perché, rinnegata la malvagità, credano in te, Signore.

mercoledì 14 novembre 2007


XXXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) 18.11.07

Salmo responsoriale (Sal 97)
Vieni, Signore, a giudicare il mondo.

Cantate inni al Signore con l'arpa, con l'arpa e con suono melodioso; con la tromba e al suono del corno acclamate davanti al re, il Signore. Frema il mare e quanto racchiude, il mondo e i suoi abitanti. I fiumi battano le mani, esultino insieme le montagne. Esultino davanti al Signore che viene, che viene a giudicare la terra. Giudicherà il mondo con giustizia e i popoli con rettitudine.

Vangelo: Lc 21,5-19
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio e delle belle pietre e dei doni votivi che lo adornavano, Gesù disse: "Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta". Gli domandarono: "Maestro, quando accadrà questo e quale sarà il segno che ciò sta per compiersi?". Rispose: "Guardate di non lasciarvi ingannare. Molti verranno sotto il mio nome dicendo: ''Sono io'' e: ''Il tempo è prossimo''; non seguiteli. Quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate. Devono infatti accadere prima queste cose, ma non sarà subito la fine". Poi disse loro: "Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno, e vi saranno di luogo in luogo terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandi dal cielo. Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome. Questo vi darà occasione di render testimonianza. Mettetevi bene in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi; sarete odiati da tutti per causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà. Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime".


Non vi terrorizzate. don Paolo Curtaz

È proprio che non va, lo sapete bene. L'altro giorno, per diletto, mi chiedevo se questa sensazione è legata al mio fortunato invecchiamento o alle vicissitudini della vita. Ho concluso che, da quando ho memoria, è sempre stato così. Insomma: l'aria che si respira è pesante. Da sempre. Le vicende del mondo inquietano, un poco rimpiango la beata ignoranza dei tempi che furono e il rassegnato fatalismo di chi, ad esempio, riceveva a mezzo posta la notizia di dover andare a morire sul Carso per una guerra pensata da qualche genio della politica e cultore del nazionalismo. Oggi, invece, se sei proprio sadico ti inviano le notizie anche sul cellulare: il Medio Oriente è in fiamme, la folle avventura in Iraq è una catastrofe, il clima impazzisce, l'economia stagna, i tuoi risparmi da difendere come se fossi assediato a Fort Alamo. Il piccolo villaggio globale ormai incide anche sulla pelle del singolo cittadino: dalle mie parti il dieci novembre fa 21 gradi, alla pompa di benzina devi arrivare col libretto degli assegni, la stragrande maggioranza dei miei coetanei non ha un lavoro degno di questo nome e vorrebbero imbracciare un fucile se solo sapessero a chi sparare... Eppoi le vicende personali. Ricevo decine di mail ogni giorno, Rispondo a tutti, in maniera insufficiente, vi chiedo scusa, ma tutti porto nella mia povera preghiera di prete. E allora divento una discarica di disgrazie: affido al Signore il cancro di Sandra che ha la mia età, l'ansia di G. e M. per il loro figlio che manifesta sofferenza psichica, lo scoraggiamento di G., grande artista, che vede il suo figlio adottivo, ormai adulto, completamente folle. È proprio che non va, diciamocelo. Eppoi Chi vive con un minimo di consapevolezza e magari si sta convertendo (non tutto di colpo che ha delle pesanti controindicazioni!), dopo anni passati a combattere per il Vangelo, è ancora più stordito. Le cose non vanno nella Chiesa: lentezze, rigidità, incoerenze dei cristiani. E questo sport che d'ogni tanto emerge della caccia al cattolico (Noi prestiamo molto il fianco!) ripercorrendo i buoni vecchi stereotipi della Chiesa reazionaria e cloroalclero e il potere del Vaticano (e basta!). Ma, a livello più profondo, emerge birichina la domanda: e se ci fossimo davvero sbagliati? E se Dio si fosse sbagliato? E se la vita fosse davvero un coacervo inestricabile di luce e di tenebre che mastica e tritura ogni emozione e ogni sogno? E se Dio – tenero! – avesse esagerato con l'idea della libertà degli uomini e del fatto che l'uomo può farcela da solo? Alzate lo sguardo No, dice Gesù, state sereni. Non sono questi i segni della fine, come qualche predicatore insiste nel dire. Non sono questi i segnali di un mondo che precipita nel caos. Già il Signore ha dovuto confrontarsi con questa follia, in un mondo – il suo – ben più aggressivo del nostro. E, sorridendo, ci dice: cambia il tuo sguardo. Guarda alle cose positive, al tanto amore che l'umanità, nonostante tutto, riesce a produrre, allo stupore che suscita il Creato (Si vede che sono reduce da una passeggiata nel vallone del Menouve con vento a 70 km e la neve sotto i piedi?) e che tutto ridimensiona, al Regno che avanza nei cuori, timido, discreto, pacifico, disarmato. Guarda a te stesso, fratello mio, a quanto il Signore è riuscito a compiere in tutti gli anni della tua vita, nonostante tutto. A tutto l'amore che hai donato e ricevuto, nonostante tutto. Guarda a te e all'opera splendida di Dio, alla sua manifestazione solare, al bene e al bello che ha creato in te. Guarda e non ti scoraggiare. Di più: la fatica può essere l'occasione di crescere, di credere. La fede si affina nella prova, diventa più trasparente, il tuo sguardo si rende più trasparente, diventi testimone di Dio quando ti giudicano, diventi santo davvero (Non quelli zuccherosi della nostra malata devozione!) e non te ne accorgi, ti scopri credente. Se il mondo ci critica e ci giudica, se ci attacca, non mettiamoci sulle difensive, non ragioniamo con la logica di questo mondo: affidiamoci allo Spirito. Quando il mondo parla troppo della Chiesa, la Chiesa deve parlare maggiormente di Cristo! Uffa e strauffa! Lo dico ufficialmente e pubblicamente: a me questa cosa non piace affatto. Preferisco crogiuolarmi nelle mie vere o presunte disgrazie, preferisco lamentarmi di tutto e di tutti, vivere nella rabbia cronica. Preferisco cento volte lamentarmi del mondo brutto sporco e cattivo ed eventualmente costruirmi una piccola setta cattolica molto devota in cui ci troviamo bene (Almeno all'inizio poi, è statistico, facciamo come il mondo cattivo!). Preferisco fare a modo mio, accipicchia! Ma se proprio devo fare come vuoi tu, Signore, allora libera il mio cuore dal peso del peccato, dall'incoerenza profonda, dalla tendenza all'autolesionismo che mi contraddistingue e rendimi libero, in attesa del tuo Regno.

Non abbiate paura

Il quadro di questo vangelo è terrificante come un telegiornale delle ore venti in cui solo il negativo fa rumore. “Quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate … ma guardate di non lasciarvi ingannare”, dice invece il Signore, perché sono occasioni per rendere testimonianza all’amore, per smascherare il male e permettere al Bene di vincere, per lasciare spazio allo Spirito. Gesù prevede che i suoi discepoli saranno odiati, traditi, messi a morte, ma afferma che non c’è niente da temere perché nessuno può toglierci la vita vera.
L’unica cosa che dobbiamo temere è l’odio che si annida nel nostro cuore e produce il male, a largo o corto raggio. E’ l’odio il responsabile dell’elenco terrificante di questo vangelo. Ogni male è sempre prodotto, in fin dei conti, da noi stessi o da persone che il Padre ci affida per amarle. L’amore vince tutto. Come i cani sono cattivi quando hanno paura, così la gente è spesso tanto più pericolosa quanto più è sensibile. Una signora anziana, tornando tardi la sera, ha trovato i ladri in casa. Li ha salutati con garbo ma loro, per paura di essere denunciati da lei, volevano eliminarla. Lei invece li ha incoraggiati a prendere ciò che a loro serviva: “Io – diceva – sono anziana e sola e non ho bisogno di tante cose”. Di fronte alla sua calma, gli uomini hanno abbandonato la loro aggressività e all’una di notte erano ancora tutti insieme a mangiare la pasta preparata per loro dall’anziana signora e a raccontare le loro storie infelici e le ferite della loro infanzia.
“Quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni, non piombate nella paura”, perché tutto serve al fine ultimo che sarà la vittoria del bene sull’odio. L’odio è prevalentemente frutto della paura: solo la fiducia nella capacità di bene che c’è nell’altro, solo la certezza che dietro il male c’è un bene nascosto, potranno vincere il timore e instaurare un mondo nuovo edificato su relazioni vere. Alla fine dell’elenco catastrofico Gesù rivela il senso del tutto: “Neppure un capello del vostro capo perirà”, perché in tutto rimarrete nelle mani del Padre, fonte di ogni bene, fonte della Vita che non muore. A noi è chiesta solo la perseveranza nel Bene che è la nostra partecipazione all’opera del Padre, il quale non smette mai di lavorare per il nostro bene (cf. Gv 5,17).

Emmanuelle Marie

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